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La Banca 31 gennaio 2023

Quanto influisce la psicologia sull’investimento?

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Behavioral finance: come ragioniamo sugli investimenti

Quando prendiamo decisioni di investimento siamo davvero razionali come presumiamo? La ricerca sulla finanza comportamentale è stimolata da scoperte che suggeriscono che le decisioni umane possono essere tutt'altro che ottimali, se non a volte addirittura contrarie alla logica e al principio di autoconservazione. Uno dei principi fondamentali è che, di fronte ad un contesto complesso e complicato come quello dei mercati, la ricerca di ‘scorciatoie cognitive’, ovvero soluzioni che sembrano le più semplici, siano spesso un rifugio comodo, anche se tutt’altro che sicuro e, soprattutto, utile.


Attenzione alle false sicurezze

Se la ricerca della minimizzazione del rischio è spesso un approccio saggio, è altrettanto vero che gli errori possono annidarsi nelle modalità con cui cerchiamo di farlo. Uno dei problemi principali della nostra ‘programmazione’, ovvero il modo in cui il nostro cervello è abituato a pensare, è che siamo portati ad adattare trucchi che hanno funzionato in un contesto anche in altri, senza valutare bene la loro adeguatezza per la situazione specifica. È l’insidia principale dell'apprendimento adattivo, un punto di forza per la nostra specie, in generale. Un concetto che al di là della sua denominazione è abbastanza semplice da spiegare. Se qualcuno prova un vino e gli piace, tende a comprarlo di nuovo, il che è assolutamente fisiologico. In campo finanziario un simile comportamento – secondo quanto emerso dalla ricerca – si traduce spesso nella tendenza ad acquistare beni ai prezzi più alti e venderli ai prezzi più bassi. Un meccanismo sano, positivo ed automatico in un settore ne influenza (in maniera inconsapevole) un altro, provocando dei rischi.


La perdita finanziaria: un vero e proprio dolore

Un altro elemento critico è che, secondo i neuroscienziati, le perdite finanziarie vengono elaborate da parti del cervello che gestiscono anche il dolore fisico. La ricerca mostra che le persone con un'amigdala danneggiata spesso corrono grossi rischi finanziari senza considerare i potenziali svantaggi. Una delle ricerche fondamentali sulla Neurofinance (autori Tom, Fox, Trepel e Poldrack) indica che l'avversione alla perdita, o la riluttanza a prendere decisioni in cui le possibili perdite sono maggiori dei possibili guadagni, è un fenomeno biologico intrinseco tra gli investitori. Il desiderio di un individuo di perseguire ricompense più sicure a livello quantitativo a scapito della ricerca di opportunità con qualità potenzialmente maggiori può anch’esso essere ricondotto a meccanismi neuroscientifici, come sostenuto tra gli altri da autori del calibro di Hariri. La paura della sofferenza è quindi un altro importante fattore con cui fare i conti nella gestione del patrimonio.


Un fattore di sicurezza: la competenza

L’oggetto della ricerca della behavioral finance è ad esempio il processo decisionale (nel caso di specie relativo alle scelte finanziarie), e in particolare tutti i momenti in cui tale processo può essere distorto da fattori psicologici che dettano percezioni errate. In primo luogo, chi deve prendere una decisione seleziona le informazioni che sembrano rilevanti allo scopo. Ciascuno elabora poi le informazioni selezionate per formare convinzioni e confrontare alternative. Dopo aver preso la decisione, riceve nuove informazioni, relative alle conseguenze delle scelte fatte. Il feedback influenza, a sua volta, il modo in cui chi ha deciso, e si continua quindi a cercare dati aggiuntivi in modo da chiudere il cerchio, cosa che in realtà non avviene mai del tutto, soprattutto in campo finanziario. Ciò che conta, in questo caso, è anche e soprattutto la qualità della conoscenza del settore di chi interpreta le informazioni, un presidio che aiuta a fare selezione anche delle emozioni che intanto affollano la mente, rischiando di pregiudicare le scelte. 


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