Nuovi confini del dialogo finanziario
Di finanza e investimenti è bene parlare con la dovuta cautela e mossi dal senso di responsabilità verso chi affida le proprie risorse. Il cambiamento delle dinamiche di investimento, indotto in maniera significativa dall'emergere delle nuove tecnologie e delle nuove piattaforme di intermediazione di asset di qualsiasi natura, soprattutto quelli digitali, stanno cambiando radicalmente lo scenario. Emergono e si aggiungono elementi interessanti ma anche curiosi che raccontano di come il panorama si sia fatto assolutamente più incerto e certamente da interpretare con grandissima attenzione.
Il caso dell’emoji “parlante”
tutti conoscono gli emoji icone di testo con le quali si assoluti arricchire i propri messaggi testuali sui social media o anche solo nella messaggistica privata, un elemento visuale ritenuto alcuni utile e anche divertente per restituire il senso più compiuto che si vuole trasmettere in un messaggio.
Ebbene un giudice americano, Victor Marrero, ha statuito che in determinati casi ad un emoji, nella fattispecie uno raffigurante un razzo che saliva in orbita, vada riconosciuto un valore specifico, ovvero quello di un consiglio di investimento esplicito. Il caso, emerso in una Corte di New York, si riferiva proprio al linguaggio col quale i promotori di progetti legati agli NFT, i non fungible tokens che hanno imperversato nelle cronache per tutto il 2022, tendono a promuoverli.
In discussione in aula era proprio il senso da attribuire alle icone che accompagnano il racconto e la descrizione di questo tipo di progetti, che secondo il magistrato integravano un vero e proprio consiglio di investimento, richiamando l'idea che associare un'icona del genere ad un particolare asset digitale nel momento in cui lo si racconta al pubblico indichi proprio la tendenza che quel bene sia destinato a salire di valore.
Il segno di un contesto tutto nuovo
Al di là della curiosità relativa al dettaglio riferito alle emoji e al suo significato, è l'intero impianto della vicenda giudiziaria che apre inquietanti sviluppi - pur nell'ambito della giurisdizione americana, per il momento - cerca gli ambiti ufficiali nei quali si muove l'investimento finanziario.
Nella querelle all'esame del giudice sono diversi i temi che propongono in maniera del tutto nuova il concetto stesso di piattaforme digitali, con le parti a sostenere - in positivo e in negativo - la tesi secondo cui anche quelle non esplicitamente autorizzate alle transazioni finanziarie di fatto vadano ad integrarne la fattispecie in ragione di ciò che praticamente vi accade: scambi commerciali su asset digitali nella prospettiva di attività speculative.
Nell'attesa della definizione esplicita della causa rimane comunque il principio che, per la prima volta, a quello che è sempre stato semplicemente un segno grafico anche di natura esplicitamente frivola e di certo non particolarmente significativa, sia stato riconosciuto un valore ulteriore e decisivo.
L’indispensabilità della cautela
Questa curiosa vicenda sottolinea sempre più l'esigenza di trattare gli investimenti con la cautela dovuta ad attività così delicata. Se in effetti la presunta semplicità d'uso degli strumenti digitali consenta di agire in maniera “facile”, è altrettanto vero che il corrispettivo di una simile accessibilità si traduce in una quasi totale mancanza di tutele e soprattutto di certezza oggettiva dello scenario nel quale si opera.
La centralità del fattore umano e dell'elemento relazionale nella gestione dei patrimoni rimane il presidio di certezza e trasparenza fondamentale per riuscire ad inquadrare e dominare un ambito tanto complesso e variegato.