La settimana è stata caratterizzata da un focus particolare sul mercato del lavoro statunitense. Dopo le revisioni al ribasso dei nuovi occupati di maggio e giugno, i dati pubblicati hanno confermato un rallentamento: il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, con solo 22.000 nuovi posti creati, un dato nettamente inferiore alle attese.
Sul fronte obbligazionario, il trentennale inglese ha toccato livelli che non si vedevano dalla fine degli anni ’90, riflettendo le preoccupazioni dei mercati sulla sostenibilità dei conti pubblici, inizialmente in Gran Bretagna e Francia e poi estese a livello globale, con rendimenti lunghi in rialzo e scadenze brevi-medie più stabili.
In Francia, il differenziale con il BTP resta sotto i 10 punti base, mentre la curva transalpina ha toccato i massimi dal 2011. In questo contesto, il governo guidato da François Bayrou ha presentato una manovra da 44 miliardi di tagli alla spesa, respinta da gran parte delle opposizioni. Se il bilancio non ottenesse la fiducia parlamentare, Macron potrebbe procedere con un nuovo esecutivo o addirittura con elezioni anticipate.
Negli Stati Uniti, Wall Street è rimasta poco mossa in una settimana più breve per la chiusura del Labor Day. I settori migliori dell’S&P500 sono stati il tecnologico e i media, con Alphabet in forte rialzo (+9%) dopo che un tribunale ha stabilito che Google non dovrà rinunciare a Chrome, con benefici indiretti anche per Apple. Bene anche i conti di Broadcom, mentre i semiconduttori hanno sofferto il lancio di un nuovo prodotto AI da parte di Alibaba e le dichiarazioni di Trump su possibili dazi aggiuntivi.
In Europa gli indici hanno chiuso in calo, con performance positive solo per banche e media. Prosegue l’attenzione sul risiko bancario, con le adesioni all’Opas di MPS su Mediobanca oltre il 40% del capitale e con Unicredit, intenzionata a salire fino al 30% in Commerzbank entro fine anno.
Nel comparto delle materie prime, l’indice Bloomberg Commodity ha guadagnato lo 0,85% su base settimanale, spinto dai metalli preziosi, con l’argento oltre i 40 dollari per la prima volta dal 2011. Più debole il greggio, penalizzato dall’annuncio di un aumento della produzione da parte dell’OPEC+.
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