Nel corso della settimana, l’annuncio del Presidente Trump in merito ai nuovi dazi ha colto i mercati di sorpresa per la sua portata più severa del previsto. Le misure prevedono un dazio minimo universale del 10% e, per la maggior parte dei principali partner commerciali, dazi reciproci significativamente più elevati, riportando le tariffe a livelli che non si vedevano dai primi anni del Novecento. L’Asia risulta l’area più penalizzata: i dazi contro la Cina salgono al 34% (oltre al 20% già in vigore), seguiti da Vietnam (46%), Taiwan (32%), Giappone (24%) e India (26%). Si salvano il Regno Unito, colpito solo dal dazio minimo del 10%, e l’Area Euro, soggetta a tariffe del 20%.
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha cercato di rassicurare i mercati, aprendo a possibili margini di negoziazione per una riduzione futura delle tariffe. Nel frattempo, la reazione del mercato obbligazionario è stata significativa: i rendimenti dei Treasury americani sono scesi con decisione, con il decennale sotto la soglia del 4% e una flessione di oltre 30 punti base per le scadenze tra due e dieci anni. Gli operatori tornano ora a prezzare fino a quattro tagli dei tassi da parte della FED entro la fine dell’anno.
Analogo movimento, seppur più contenuto e generalizzato, anche sui tassi euro. A sorprendere è stato il comportamento del dollaro, che, contrariamente al suo usuale ruolo di bene rifugio nei momenti di turbolenza, si è indebolito, chiudendo intorno a 1,10 contro euro, complice il timore di un rallentamento economico più marcato negli Stati Uniti.
Nel comparto obbligazionario europeo, si è registrato un allargamento degli spread dei titoli di Stato periferici, con il rendimento del BTP decennale al 3,72% e lo spread in area 120 punti base, penalizzato dai timori legati a una possibile recessione globale innescata dal rallentamento del commercio internazionale. Secondo Confindustria, l'escalation protezionista potrebbe causare una contrazione del PIL italiano dello 0,6%.
L’annuncio dei dazi ha innescato forti vendite sui mercati azionari statunitensi, con i settori più penalizzati che risultano Energy, Information Technology e Consumer Discretionary. Il sentiment negativo si è esteso anche ai mercati europei, generando un’ondata di vendite generalizzate.
Settimana debole anche per le piazze asiatiche. Nel complesso, l’indice Bloomberg Commodity ha perso l’1,18%, penalizzato dal calo delle componenti cicliche come petrolio, metalli industriali e argento. In controtendenza l’oro, che ha toccato nuovi massimi storici, sostenuto dalla discesa dei tassi reali americani, dal deprezzamento del dollaro e dal suo tradizionale ruolo di bene rifugio.
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