Nel corso della settimana, i mercati hanno accolto positivamente i segnali di distensione sul fronte geopolitico e commerciale. Il Presidente Trump ha attenuato la linea sui dazi, concedendo più tempo all’industria automobilistica per adeguarsi e aprendo a una fase negoziale con la Cina. L’eventualità di un accordo viene valutata da Pechino, che ha parlato di “offerta” in arrivo da Washington.
Negli Stati Uniti, aumentano più delle attese i posti di lavoro ed il tasso di disoccupazione resta stabile al 4,2% come atteso. A livello di dati macro, il PIL del primo trimestre ha registrato una contrazione dello 0,3%.
In Eurozona, l’attenzione si è concentrata sul bollettino BCE, che ha ribadito l’impostazione data-driven e la volontà di non predefinire il percorso dei tassi. Alcuni membri del Consiglio hanno evidenziato come l’introduzione di nuovi dazi possa pesare sulla crescita e rallentare l’inflazione, aumentando le probabilità di un taglio dei tassi già a giugno.
Settimana positiva per i mercati azionari globali. A Wall Street, l’S&P 500 ha recuperato le perdite post-“Liberation Day”, registrando 9 giorni di rialzi consecutivi, record da novembre 2004, e spinto anche dai solidi risultati di Microsoft e Meta, che hanno superato le attese con ricavi e utili in crescita. In Europa, gli indici hanno beneficiato della buona intonazione americana e delle operazioni di M&A nel comparto bancario: Mediobanca ha annunciato una OPS su Banca Generali, mentre è partita quella di Unicredit su Banco BPM.
Sul fronte delle materie prime, l’indice Bloomberg Commodity ha perso il 2,03% su base settimanale. Deboli i metalli industriali, mentre i prodotti agricoli hanno corretto per effetto delle condizioni meteo sfavorevoli. L'Opec+ ha deciso di aumentare la produzione a giugno, per punire i membri che producono oltre le quote concordate, facendo crollare i prezzi.
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