Talvolta sottolineare una evidenza ha reazioni non trascurabili sul mercato, è quello che è accaduto questa settimana quando il governatore Waller ha dichiarato che se l’inflazione dovesse continuare a rallentare, la FED potrebbe tagliare i tassi in linea con le canoniche regole della politica monetaria.
In un anno in cui le performance del mercato obbligazionario, soprattutto Usa, erano state molto deludenti, novembre si è rivelato un mese da record, con una risalita dei prezzi che ha innescato la miglior performance mensile dagli anni '80. I tassi Treasury a 10 anni sono scesi fino al 4,3% (mentre il tasso a 2 anni buca il 4,7% dal 5,25% di metà ottobre, con il mercato che ormai sconta tassi ufficiali sotto al 4,25% per fine 2024.
Cala decisamente l’inflazione in Area Euro a novembre fermandosi al +2,4% se si esclude cibo ed energia (inflazione core). Lato politica monetaria, le dichiarazioni della settimana non aprono a svolte, con Lagarde ha ribadito che è presto per dichiarare vinta la lotta all'inflazione e che la Bce potrebbe presto discutere della conclusione anticipata dei reinvestimenti Pepp. Al momento i mercati prezzano più di 4 tagli da -25 bps l’anno prossimo.
Dati sempre poco confortanti dalla Cina, con gli utili delle imprese industriali cinesi sono rallentati al +2,7% annuo dal +11,9% di settembre. La People Bank of China ha confermato la politica monetaria accomodante, garantendo un’ampia liquidità per permette il finanziamento dello stimolo fiscale in atto.
Lato mercati azionari, settimana positiva per le Borse europee con il Ftse-Mib (+1,7%) che ha toccato nuovi massimi da giugno 2008, seguita da Madrid. Più deboli Parigi e Londra. Guadagni settimanali positivi anche per Wall Street.
Il CRB su base settimanale cede lo -0.53% ma è una settimana di grandi rimescolamenti, anche alla luce dell’indebolimento del dollaro e della conferma della direzione discendente del tasso a 2 anni Usa.
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