Nel corso della settimana, l’attenzione si è concentrata sull’inflazione e sulle politiche monetarie delle principali banche centrali. La Presidente della BCE, Christine Lagarde, intervenendo al World Economic Forum di Davos, ha ribadito la fiducia nel rientro dell’inflazione sotto il 2% entro il 2025. Intanto, i mercati prezzano quattro tagli dei tassi entro fine anno, con un primo taglio atteso il 30 gennaio.
L’economia europea mostra segnali di solidità, favorendo un apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro: il cambio ha raggiunto 1,05 a fine settimana.
In Giappone, la Banca del Giappone ha deciso un aumento dei tassi di 25 punti base, portandoli allo 0,5%, il livello più alto dal 2008. Questo ha spinto il rendimento dei titoli di Stato decennali giapponesi verso nuovi massimi.
Passando alla Cina, segnali positivi arrivano dall’annuncio di Pechino di voler sostenere il mercato azionario, incoraggiando le assicurazioni statali e i fondi a investire fino al 30% dei premi annuali in azioni di classe A.
Sul fronte obbligazionario europeo, si osserva un restringimento degli spread: lo spread OAT-Bund si è attestato a 75 punti base, mentre lo spread BTP-Bund è sceso a 110 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,67%.
Per quanto riguarda l’azionario, la settimana è stata positiva per i principali indici globali: l’MSCI World ha guadagnato il +2,80%, mentre l’MSCI Emerging Markets è salito dello 0,88%. A Wall Street, spicca Oracle con un balzo del +15%, trainato dall’annuncio della joint venture con Softbank e OpenAI nel progetto Stargate, volto a finanziare infrastrutture per l’AI con investimenti da 500 miliardi di dollari. In Europa, i mercati hanno registrato ulteriori progressi, con il DAX tedesco che ha toccato nuovi massimi storici e il CAC40 in forte ascesa. A Piazza Affari, l’attenzione rimane sul settore bancario, con la mossa di MPS che ha lanciato un’Ops totalitaria su Mediobanca, valutata 13,3 miliardi di euro.
Infine, sul fronte delle materie prime, il Bloomberg Commodity Index ha registrato un lieve calo dello -0,72%. Il petrolio ha proseguito la sua fase di debolezza, influenzato dalla dichiarazione di Trump sulla necessità di incrementare la produzione interna degli Stati Uniti e di abbassare i prezzi da parte dell’OPEC+.
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