Le tensioni geopolitiche continuano a influenzare i mercati. Negli ultimi giorni, abbiamo assistito a un calo dei rendimenti obbligazionari su entrambe le sponde dell'Atlantico, con una parziale inversione solo negli Stati Uniti. In Europa, il Bund rimane sui minimi dell’ultimo mese, mentre i tassi americani restano vicini ai massimi di periodo. Sul fronte valutario, l’euro ha chiuso la settimana in calo, scivolando sotto quota 1,045 contro il dollaro, toccando i livelli più bassi da novembre 2022.
In Eurozona, i commenti dei membri della BCE si sono fatti più orientati verso un possibile allentamento monetario. È stato detto che “l’economia è tornata a condizioni più normali; quindi, la BCE può normalizzare i tassi”. I mercati stanno già scontando un taglio dei tassi a dicembre, con una probabilità del 20% di un maxi-taglio da 50 punti base. Questo scenario è supportato dai dati deboli sull’economia europea: a novembre, i PMI hanno mostrato un ulteriore rallentamento sia nel settore manifatturiero sia nei servizi.
In Italia, il periodo resta favorevole per i titoli di Stato. I rendimenti continuano a scendere su tutte le scadenze, mentre gli spread rimangono stabili, grazie anche all’aumento degli investimenti esteri nel debito italiano.
Passando all’azionario, i listini globali hanno chiuso sostanzialmente invariati, in una settimana caratterizzata da forte volatilità. L’unico indice in positivo è stato il Russell 2000, sostenuto dal segmento delle small cap. Nvidia ha vissuto giornate di alta volatilità legate ai risultati trimestrali, mentre in Europa le borse, e in particolare Piazza Affari, hanno sofferto. A pesare sono stati soprattutto i titoli ciclici, con bancari, Media e Auto & Parts in maggiore difficoltà. In Asia, le borse hanno mostrato un andamento misto: Corea e Hang Seng in territorio positivo, mentre i listini cinesi rimangono sotto pressione.
Sul fronte delle materie prime, il Bloomberg Commodity Index ha registrato un balzo del +3% su base settimanale, nonostante il rafforzamento del dollaro. Oro e petrolio hanno beneficiato del ritorno delle tensioni geopolitiche.
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