La settimana ha avuto come protagonista assoluta la Fed, che ha dato il via all'atteso allentamento monetario con un taglio dei tassi di mezzo punto. Il presidente Powell ha sottolineato che questa riduzione riflette l'impegno della Fed a sostenere un basso tasso di disoccupazione, ora che l’inflazione si è raffreddata. Tuttavia, Powell ha precisato che questo intervento non rappresenta un nuovo percorso predefinito per la politica dei tassi e che le future decisioni verranno prese di riunione in riunione.

In Giappone, la BoJ ha mantenuto i tassi invariati dopo l'aumento di agosto, esprimendo fiducia che una solida ripresa economica consentirà ulteriori rialzi nei prossimi mesi.

Il calo dei tassi generalizzato sui mercati gioca a favore dei bond periferici, che vedono rendimenti continuare a ridursi. La settimana si chiude con uno spread italia-germania a 136 punti base.

In Francia, il primo ministro Barnier ha raggiunto un accordo con i partiti centristi e conservatori, presentando il nuovo esecutivo sabato scorso.

Per quanto riguarda i paesi emergenti, gli ultimi dati macroeconomici cinesi continuano a evidenziare una crescita debole. In controtendenza rispetto alle principali banche centrali, il Brasile ha invece alzato i tassi per la prima volta in oltre due anni, segnalando ulteriori rialzi futuri per affrontare il ritorno dell'inflazione.

Lato azionario, settimana decisamente positiva per le borse di tutto il mondo, in particolare l’indice S&P500 che segna un nuovo massimo storico dopo il taglio dei tassi della Fed. Brillano anche Nasdaq e Russell 2000. A trainare le borse di Wall street troviamo il settore tech e dei semiconduttori, oltre che quello dei consumi discrezionali.

Settimana positiva anche per le principali commodities alimentate dalla decisione della Fed, rimbalzo positivo sia le materie cicliche che quelle difensive. Una nota di attenzione rimane sul petrolio dove il contesto resta ancora debole.

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