La Banca Centrale Europea non sorprende i mercati, confermando il previsto taglio dei tassi di un quarto di punto, portandoli così al 3%. Christine Lagarde ha sottolineato che la politica monetaria resta restrittiva, aggiungendo che durante il meeting si è valutato anche un taglio più ampio, da mezzo punto. Tuttavia, con una dinamica salariale ancora elevata, si è preferito optare per un approccio più cauto. L’impatto sull’euro è stato significativo, con il cambio che è sceso sotto quota 1,05 contro il dollaro.

Anche i tassi sulla parte media e lunga della curva sono saliti di circa 10 punti base, riflettendo le tensioni sui mercati obbligazionari. A pesare è stata la pubblicazione dei dati sui prezzi alla produzione negli Stati Uniti: a novembre, il dato ha segnato un +3% anno su anno, superando le attese e salendo rispetto al 2,4% di ottobre.

In Francia, dopo lunghe consultazioni, Emmanuel Macron ha nominato come nuovo primo ministro. Leader centrista e storico alleato del presidente, avrà il compito delicato di formare un governo che possa ottenere l’approvazione dell’Assemblea Nazionale, priva di una maggioranza chiara, e di portare avanti il bilancio per il 2025.

Passando ai mercati emergenti, il focus della settimana è stato sulla Central Economic Work Conference in Cina. Durante l’evento di due giorni, Xi Jinping e i vertici del Partito hanno annunciato piani per aumentare il deficit fiscale ed emettere obbligazioni ultra-lunghe, con l’obiettivo di stimolare i consumi interni. Tuttavia, la mancanza di dettagli concreti ha deluso i mercati, portando il rendimento del decennale cinese al minimo storico dell’1,76%.

Sul fronte azionario, i mercati si sono mossi in modo contrastato. L’MSCI World ha chiuso in leggero calo, mentre l’MSCI Emerging Markets ha guadagnato un punto percentuale. A Wall Street, il Nasdaq ha brillato, superando per la prima volta i 20 mila punti grazie al rally di Tesla, che ha raggiunto un nuovo massimo storico. In controtendenza, Nvidia ha registrato un forte calo lunedì, dopo l’apertura di un’indagine antitrust da parte delle autorità cinesi sull’acquisizione di Mellanox. Anche Adobe ha sofferto, con una guidance per il primo trimestre inferiore alle aspettative. In Europa, mercati poco mossi, con la Borsa francese in evidenza grazie al rimbalzo dei titoli del lusso. Si riaccende anche il risiko bancario: mentre si attende il rialzo dell’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco BPM, è arrivata la contromossa di Crédit Agricole, che venerdì scorso ha portato la sua partecipazione al 15% con l’obiettivo di raggiungere il 20%.

Su base settimanale l’indice Bloomberg Commodity guadagna l’1.71% nonostante la debolezza dei metalli di base per la mancata ripresa, finora, delle erogazioni creditizie in Cina.

Il prezzo del petrolio negli USA aumenta più del Brent probabilmente a causa dei nuovi dazi statunitensi sulle esportazioni di petrolio russo.

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