Tornano a salire i rendimenti obbligazionari in settimana, trainati dalla parte breve e intermedia della curva USA. Il tasso a 2 anni negli USA si riporta al 5% con un rialzo di circa +20 bps, mentre meno quello a 10 anni. Giovedì in serata poi si è espresso il Presidente Powell dicendo che la Fed è “impegnata a raggiungere quel livello restrittivo sufficiente da far scendere l’inflazione al 2%, ma non siamo sicuri di aver raggiunto questo livello”.
In Europa, analogamente, la mancanza di dati macro rilevanti ha portato il mercato a concentrarsi sulle dichiarazioni dei membri BCE, dove alcuni hanno definito "giustificata" la scelta della Bce di lasciare i tassi fermi ma ha detto che "è indispensabile rimanere vigili”, mentre per altri invece la BCE deve rimanere pronta ad alzare ulteriormente i tassi aggiungendo sullo stato dell’economia che non si ritiene preoccupato e che “potrebbe andare molto peggio”.
La Bank of Japan prosegue nella sua politica espansiva, il governatore Ueda ha infatti dichiarato che la probabilità che la BOJ ponga fine ai tassi negativi nell'immediato “è bassa”.
La discesa dei rendimenti globali ha portato beneficio ai titoli dei paesi periferici: lo spread BTP Bund è tornato al di sotto dei 200 bps, toccando per la prima volta da settembre i 185 bps nonostante le incertezze legate al proseguimento del round dei giudizi sul rating dell’Italia che si completeranno con la valutazione di Moody’s del prossimo 17 novembre. In questo contesto, è da considerare buono il risultato delle aste in cui il Tesoro ha collocato titoli con rendimenti in calo.
Settimana decisamente fiacca per le Borse europee. Wall Street invece chiude una settimana positiva, anche se giovedì si e' interrotta la serie di rialzi migliore degli ultimi 2 anni per l’S&P 500 e il Nasdaq.
Il CRB riporta un calo su base settimanale del 3.14% principalmente per la forte correzione sia del petrolio che del gas naturale.
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