L’intervista
Il quotidiano La Sicilia ha voluto dedicare un’intervista dettagliata a Federico Sella, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Patrimoni Sella, in occasione della nuova inaugurazione della sede della Banca a Catania.
Di seguito un estratto:
Lo sbarco in Sicilia avviene in un momento denso di incertezze e con l'A.d. e D.g., Federico Sella, analizziamo le prospettive di questa presenza nell'Isola.
«Periodi complessi come questi - osserva Federico Sella - ci riportano indietro nel tempo, alle lezioni apprese in generazioni di impresa. Noi vogliamo fare banca nel modo che conosciamo, frutto di una cultura maturata in 140 anni di storia nel settore e in oltre 450 anni di impresa legata al territorio. Crediamo in un modello di banca a misura d'uomo, a contatto con le esigenze reali delle persone e del territorio, con un'attenzione speciale alla vocazione ed alla sensibilità di chi lo abita. Come amo spesso ripetere, quando entriamo in un territorio è per rimanerci almeno altri 140 anni. Vogliamo essere parte del tessuto sano che promuove benessere e sviluppo».
Questo vale anche per l'economia del Sud, molto complessa?
«L'apertura di Catania è un ulteriore passo nel percorso di rafforzamento di BPS che ha inaugurato recentemente sedi anche a Reggio Calabria e Bari, facendo crescere significativamente la rete territoriale al Sud. Questa è un'area importante per le sfide che attendono l'economia del Paese. Sicuramente un punto di crescita, non di arrivo. A Catania abbiamo trovato le condizioni per instaurare un dialogo sano e costruttivo con il tessuto imprenditoriale ed istituzionale, con realtà di eccellenza in settori importanti come il trasporto intermodale, l'innovazione e l'agrifood, oltre a personalità straordinarie che animano l'economia locale e non solo».
Un piano di sviluppo ha bisogno anche di nuove competenze. Quali prospettive occupazionali offrite?
«Il nostro modo di entrare in un territorio passa attraverso le persone e le relazioni che costruiamo con loro. L'apertura di una sede segna il momento in cui l'incontro con professionisti qualificati, con i quali condividiamo valori e visione, giunge al giusto grado di maturazione. A quel punto possiamo dirci davvero pronti. Oggi i nostri nuovi uffici catanesi ospitano già 20 persone, e l'augurio - ma anche l'obiettivo - è che sia solo l'inizio».
Le imprese familiari rappresentano, anche in Sicilia, oltre il 60% del tessuto imprenditoriale. Non pensa che la gestione patrimoniale sia troppo di nicchia?
«È un tema articolato, ogni patrimonio ha una storia particolare, legata alle persone che lo hanno costruito e tramandato nel tempo. Impegnarsi in questa attività vuol dire mettere a frutto una cultura specifica, una sensibilità particolare nel sapere cogliere i bisogni del cliente e poterli soddisfare con gli strumenti più adeguati. È il servizio "tailor made" per eccellenza, non si può generalizzare».
Difendere e valorizzare i patrimoni è abbastanza rischioso fra le turbolenze dei mercati. Ci sono alternative?
«Le complessità degli ultimi anni richiedono elasticità e capacità di interpretazione del contesto. Servono soluzioni non standardizzate, ma personalizzate: non c'è un cliente uguale all'altro, perché non c'è un patrimonio uguale all'altro. Il banker è il tramite essenziale per comprendere quale tipo di assistenza fornire al cliente. Il nostro miglior asset è il fattore umano, che si traduce nell'intelligenza e nella competenza del banker e dell'analista che può supportarlo, ma anche nell'attenzione e nella cura che ciascun dipendente mette nei suoi compiti quotidiani».
Troppi risparmi degli italiani depositati sui conti correnti: è opportuno incentivarne l'investimento sui territori e sulle imprese?
«Sì, è opportuno che i risparmi siano impiegati per fare crescere l'economia reale dei territori. La cultura della mia famiglia è fondata e costruita sul senso dell'investimento sul territorio. Il nostro impegno su Catania e in altri importanti centri territoriali, medi e grandi, lo dimostra».
Come Banca ponete molta enfasi alla cultura e all'arte. Non c'è una terra come la Sicilia che abbia così tanta cultura da offrire. Come pensate di inserirvi nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale?
«Credo che scegliere, per la nostra nuova sede, un luogo come Villa Romeo delle Torrazze sia l'esempio più concreto della nostra attenzione per tutto quanto di buono la cultura può produrre. È lo stesso entusiasmo che ci ha spinto a sostenere la candidatura di Catania a Capitale della Cultura d'Impresa, una meritoria iniziativa pensata da Confindustria per premiare le realtà virtuose e più attive nello sviluppo imprenditoriale sano dei territori. Uno degli assi del progetto è proprio dedicato alla valorizzazione del patrimonio culturale e creativo che questa terra fantastica sa esprimere, e non possiamo che condividerne la visione»