L’intervista
Il contributo di Stefano Via rilasciato a La Libertà, quotidiano piacentino che affronta, in partnership con Banca Patrimoni Sella, un percorso di riflessione sulle prospettive del private banking legato al territorio ed alle sue specificità. Un’analisi che ha raccolto anche il pensiero di Federico Sella, Amministratore Delegato e Direttore Generale della Banca, in un incontro precedente.
Lo scenario del private banking italiano
Il private banking italiano vive un momento molto favorevole, pur in una congiuntura economica complicata. Secondo un rapporto di Statista, il totale degli asset under management (AUM) nel settore della gestione patrimoniale in Italia ammontava a 2,1 trilioni di euro nel 2020. Si prevede che questa cifra aumenterà a 2,7 trilioni di euro entro il 2025, rappresentando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 5,1%. Uno dei principali motori di questa crescita è la crescente domanda di servizi di consulenza patrimoniale tra gli High Net Worth Individuals (HNWI) in Italia. Un rapporto di Capgemini ha rilevato che il numero di HNWI in Italia è aumentato del 6,3% nel 2020, raggiungendo un totale di 246.000 individui con una ricchezza complessiva di 1,5 trilioni di euro.
La dimensione territoriale locale nel quadro globale
Una crescita del segmento finanziario che, anche e soprattutto in ragione delle recenti complessità globali, dalla pandemia al conflitto ucraino, necessita di un’interpretazione sapiente delle esigenze dei risparmiatori, in un contesto che mette fortemente in discussione le soluzioni standardizzate.
Guardando alle caratteristiche strutturali di un mondo finanziario polarizzato essenzialmente attorno ai grandi centri metropolitani, seppur rilevanti, emerge un quesito fondamentale circa la prospettiva nel quale inquadrare la situazione delle realtà urbane diverse, i centri medi e piccoli, spina dorsale dell’Italia delle cento città. Sono spesso snodi importanti della rete di PMI ed imprese familiari che costituiscono parte essenziale del tessuto economico e produttivo italiano, esprimendo una specificità che le soluzioni di taglio “industriale” non riescono a soddisfare.
Ne parliamo con Stefano Via, Capo Area dell'Emilia Romagna, Triveneto (incluso Friuli Venezia Giulia), Toscana e Marche di Banca Patrimoni Sella & C., la private bank guidata da Federico Sella.
Il profilo di Stefano Via
Piacentino, fiero delle sue radici, Via ribadisce – in forza della sua ultratrentennale esperienza sul campo, prima come Private Banker e poi come manager – di aver maturato una profonda capacità di analisi delle dinamiche legate al territorio. Una qualità ed una necessità, visto l’ambito molto esteso delle regioni di sua competenza nel coordinare e supervisionare le attività dei private banker dislocati dal Friuli alla Toscana. Ed è proprio l’essersi inserito in ogni singola realtà da oggi la forza e dimensione della sua attività.
“Ho la fortuna di poter osservare la situazione adottando due visioni complementari. Da un punto di vista manageriale, di gestione dell’attività dei colleghi consulenti finanziari e Dipendenti e anche da quello del contatto diretto con la clientela, avendo mantenuto nel tempo anche un portafoglio investimenti di persone cui sono legato da una relazione che va ben oltre quella semplicemente professionale. Ecco, parlando di territori a misura d’uomo, credo che proprio questa sia la chiave: riuscire a garantire quella vicinanza che dà all’altro una sensazione di tranquillità, che regala la serenità di un rapporto di fiducia costruito sulla reale e profonda conoscenza. E vale su entrambi i fronti. Per dare sicurezza e serenità a chi deve offrire i propri servizi professionali di supporto e consulenza ai clienti, e a chi deve usufruirne. Un concetto di ‘rete’, ben diversa, intesa come rete di supporto emotivo, tecnico e personale; questa nelle città piccole e medie è ancora più importante, vista anche l’abitudine a rapporti umani fatti di prossimità , di contatto e profonda conoscenza reale.”
Le virtù di un modello non industriale
“Concentrando poi il discorso su come costruire la relazione, Via approfondisce il tema ulteriore dei principi cui l’attività di consulenza patrimoniale deve rispondere, e anche in questo caso il richiamo alla dimensione personalizzata ritorna con forza: “Lo insegnano proprio periodi difficili, imprevisti ed imprevedibili come questi, con vicende che rendono sempre più complicato pianificare il futuro sia per i clienti che per i banker . Ebbene, a livello economico e finanziario ci sono troppe incognite, è un fattore esogeno, non dipende da Noi. Ma Il problema non si risolve, quando si è schiavi dei numeri, quando non c’è libertà di azione , quando il professionista non ha lo spazio necessario per prendere decisioni liberamente e disinteressatamente. È quello che accade nella maggior parte delle banche, delle società di investimento, che hanno un’offerta codificata, legata a budget e consulenti e clienti sono costretti a subirla. Non può funzionare. Il banker non può e non deve lavorare con assilli di budget legati a specifici prodotti, ma deve poter usare tutti gli strumenti di problem solving che ritiene necessari, oggi disponibili sul mercato. È una cultura specifica di Banca Patrimoni Sella, una visione che consente di lavorare e collaborare con i professionisti senza imporre patti o legami contrattuali di alcun tipo. Si lavora bene, meglio, con chi è soddisfatto e sente di poter operare bene e in libertà. È sentirsi parte, essere parte di un’Azienda. È questo lo spirito che mi spinge a prolungare la mia attività professionale, oltre le normali scadenze lavorative. È motivo di soddisfazione, e stimolo vedere che i territori, l’Area, la Banca crescono; la crescita è importante, e va fatta con gradualità, insieme, nel rispetto delle persone e sempre con l’attenzione primaria della nostra attività: la tutela del patrimonio della nostra clientela.”