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La Banca 16 marzo 2023

La capitale mondiale del mercato dell’arte: Londra o Parigi?

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Gli effetti della Brexit (anche) sul mercato dell’arte

Le conseguenze della Brexit non smettono di produrre effetti significativi in tutti i settori. Uno degli impatti più significativi, rilevato da diverse testate internazionali tra la fine dell'anno scorso e l'inizio del 2023, è quello di un possibile cambio di scenario nella considerazione globale delle diverse città in relazione al ruolo di guida e riferimento principale nel mercato dell'arte di Londra.

Il primato una volta indiscusso della città londinese e del suo circuito di gallerie – tra le più importanti al mondo – connesso anche alla spiccata dimensione finanziaria di molte delle attività che gravitano attorno alla capitale inglese, è stato messo in discussione in ragione della progressiva emersione di Parigi, altro centro di eccellenza quando si parla di collezionismo, di aste ma anche semplicemente di produzione e fruizione di arte contemporanea e antica. L'impressione è diffusa e poggia anche sulla lettura di alcuni dati di scenario che sembrano delineare un trend abbastanza chiaro, se è vero come è vero che nel 2022 la quota di vendite all'asta registrata nel Regno unito assumiti un calo del 13% secondo quanto riportato dal rapporto più recente di Art Basel/UBS Art Market. Una riduzione globale del volume nelle transazioni relativamente al mercato dell'arte che in effetti sembra ridimensionare la capacità del sistema londinese di offrire una capacità esclusiva di attrazione dei flussi di acquisto e vendita delle principali opere d'arte.


L’ascesa progressiva di Parigi

I commenti degli stakeholder non si spingono chiaramente a negare del tutto la rilevanza di Londra all'interno del panorama del collezionismo e dei suoi “movimenti”, ma prendono nota e atto di come il “modello Parigi” basato su una pluralità di operatori medi e piccoli accanto a quelli principali dello scenario globale, riesca in qualche modo in questo momento ad offrire un terreno di coltura più propizio per la definizione di un habitat che favorisca le vendite.


I motivi pratici

In termini meramente concreti basti pensare che le nuove tariffe e gli aggravi burocratici legati alla ridefinizione dei rapporti doganali della Gran Bretagna col resto dell'Europa vanno a penalizzare in maniera consistente la movimentazione delle opere, non solo da un punto di vista finanziario ma anche meramente temporale, un fattore che ha un rilievo spesso decisivo in un mondo che vive anche di prontezza nella capacità di cogliere e soddisfare stimoli ed esigenze di un pubblico di appassionati spesso poco incline alla lentezza.


I “movimenti” rilevanti degli operatori

Un segnale molto chiaro di questa nuova tendenza e la recente ondata di aperture di operatori internazionali che hanno scelto di stabilirsi anche nella capitale francese, come David Zwirner, Skarstedt, Mariane Ibrahim, Galleria Continua, White Cube e Gagosian. Anche Art Basel, franchising di fiere d'arte principale a livello internazionale ha deciso di varare Paris+, appuntamento atteso con grande curiosità e interesse dai collezionisti e dai galleristi di tutto il mondo.

Corrispettivamente sono in molti a sottolineare come Frieze London, l'evento caratterizzante la stagione londinese, abbia sofferto di un calo di attenzione generalizzato da parte degli stessi operatori e appassionati.


Le preferenze del pubblico asiatico

Al consolidamento della percezione di un cambio significativo delle abitudini e delle propensioni degli interpreti del mercato dell'arte contribuisce anche l'apertura di importanti musei privati come la Fondation Louis Vuitton e il Bourse de Commerce, che sembrano aprire definitivamente alla consacrazione di Parigi come capitale dell’art market, anche considerando il fascino esercitato dall’antica Lutezia sul pubblico asiatico, molto sensibile anche al contesto turistico, che consente loro di unire l’utile (gli acquisti di opere) al dilettevole (vivere una delle città più affascinanti del mondo). È stato notato come nel giugno 2022 l’asta di Christie's dedicata alla collezione Hubert de Givenchy, con opere del XX secolo e arredi del XVIII secolo abbia raccolto 114,4 milioni di euro, raddoppiando la stima minima pre-vendita, con molti lotti aggiudicati ad oltre 1 milione di euro da parte proprio di appassionati dall’estremo oriente. 

Se tutto ciò non offre naturalmente una risposta definitiva sulla questione, di certo contribuisce a mantenere il dibattito più aperto che mai. 


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