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La Banca 7 aprile 2025

Giacomo Chiorino spiega il rally dell’oro per Il Sussidiario.Net

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Il rialzo dell’oro

Il prezzo dell’oro ha raggiunto nuovi massimi storici, superando i 3.000 dollari all’oncia, ovvero circa 90 euro al grammo, pari a 90.000 euro per un lingotto da 1 kg. È una cifra che stupisce, specie se si considera l’apparente anomalia dei movimenti che hanno portato a questo livello.

Come evidenzia Giacomo Chiorino in un articolo pubblicato su Il Sussidiario.net il 27 marzo 2025, dal titolo “Rialzo dell’oro: le ‘novità’ che spingono il prezzo e le ragioni per averlo in portafoglio”, “nell’ultimo biennio, però, l’oro è salito pur in presenza di un dollaro forte, di tassi di interesse saliti molto e di una domanda finanziaria che è scesa del 30% circa dal picco del 2022. Un comportamento quindi anomalo e non spiegabile con i driver classici”.


Le due “novità” che spiegano il fenomeno

A determinare il nuovo scenario sono soprattutto due fattori. Il primo è “gli acquisti di metallo giallo sempre più elevati da parte delle Banche centrali dei Paesi emergenti”. Negli ultimi tre anni, infatti, si è registrata una domanda media di 1.050 tonnellate annue, pari al 20% della domanda totale di oro. Cina, India, Russia, Turchia, Arabia Saudita e altri Paesi emergenti stanno accumulando oro per riequilibrare le proprie riserve, ancora troppo sbilanciate rispetto a quelle dei Paesi sviluppati.

Il secondo fattore è “il desiderio di possedere assets che non sono legati al sistema finanziario classico e agli Stati Uniti/al dollaro americano”. Secondo Chiorino, questo desiderio si è rafforzato dopo “il congelamento degli assets russi all’estero nel 2022”, e ha trovato ulteriore spinta “nelle sanzioni americane su società cinesi” e “nel valore riconosciuto a strumenti quali il Bitcoin (la detenzione ‘indipendente’ accomuna oro e criptovalute)”.


Oro e portafogli: senso e prospettive

Alla luce di questi fattori, “detenere parte del proprio patrimonio in oro fisico o attraverso un Etc ha ancora molto senso”. Anche dopo un rialzo del “900% dall’inizio del rally (nel 1999, quando valeva 290 dollari), del 200% in dieci anni e del 65% negli ultimi tre”, le condizioni per mantenere l’oro in portafoglio restano solide.

In più, spiega l’autore, i mercati azionari, oggi vicini ai massimi dopo un bull market di 15 anni, “hanno storicamente visto l’oro performare molto bene in fase di correzione”. Lo dimostra un grafico elaborato da Banca Patrimoni Sella & C., (visibile all’interno dell’articolo QUI) che raffronta l’andamento dell’oro con i cali del Msci World: “i dati si riferiscono a performance settimanali dell’oro (in rosso) nei momenti in cui il mercato azionario mondiale ha fatto registrare cali significativi (fra il -5 e il -20%). Come vedete, l’avere oro in portafoglio aiuta molto”.


Conclusioni

L’oro continua dunque a svolgere il proprio ruolo storico di bene rifugio, ma lo fa oggi con nuove ragioni: come strumento di diversificazione strategica, come asset fuori dal perimetro dei sistemi regolamentati, e come riserve di valore in un mondo multipolare e incerto. Ecco perché – conclude l’articolo – anche nel 2025, l’oro resta un pilastro valido nella costruzione di portafogli equilibrati e resilienti.

 

Per leggere l’articolo integrale vai al link QUI.