I rendimenti dei mercati euro sono calati sulle scadenze brevi delle curve, a causa delle aspettative di tagli più rapidi da parte della BCE, mentre i tassi a lungo termine sono saliti, spinti dai tassi USA sostenuti da dati macroeconomici solidi

La BCE ha ridotto i tassi di 25 punti base, come previsto, grazie a un 'processo disinflazionistico ben avviato', anche se ha segnalato 'recenti sorprese al ribasso nell'attività economica'. L'euro è sceso ai minimi da inizio agosto, chiudendo la settimana sotto quota 1,085 contro il dollaro. La solidità dei dati macro-statunitensi rafforza l'idea che la Fed non sarà costretta ad abbassare i tassi in modo aggressivo nei prossimi mesi.

Fitch ha rivisto l'outlook della Francia da 'stabile' a 'negativo', mantenendo però il rating 'AA-'. Questo principalmente a causa dell'aumento dei rischi di deficit fiscali.

Per quanto riguarda i Paesi emergenti, i dati macroeconomici cinesi giustificano ulteriormente il cambio di rotta delle autorità. A settembre, l'inflazione cinese è scesa allo 0,4% annuo, inferiore alle attese, segnalando ancora una domanda debole.

Sul fronte azionario, la settimana è stata cauta sui principali mercati mondiali: Wall Street è salita grazie ai buoni risultati trimestrali delle grandi banche, nonostante l’attesa di tassi più bassi. Nvidia ha raggiunto un nuovo massimo storico, confermandosi la seconda società al mondo per capitalizzazione di mercato. L'Europa è rimasta in territorio positivo, mentre mercati cinesi in ritracciamento a Shanghai e Shenzen, ancora in fase di consolidamento dopo il rialzo, in attesa di misure fiscali concrete. Anche l'Hang Seng ha chiuso in calo del 5,52% per la settimana.

Su base settimanale il Bloomberg Commodity Index chiude in negativo per la seconda settimana consecutiva. Prosegue infatti la correzione del prezzo del greggio avviata la settimana scorsa una volta che è stato chiarito che siti energetici non saranno obiettivi dei missili israeliani. 

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