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Gestioni Patrimoniali 22 gennaio 2024

Conformità normativa e gestione di portafogli: l’intervista a Francesco Arcelli

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L’analisi dei trend

Discutiamo con Francesco Arcelli, Responsabile Controlli Gestioni Patrimoniali, Middle Office e Organizzazione di Banca Patrimoni Sella & C., dei trend globali della normazione in ambito bancario, partendo dalle notazioni emerse dai principali report internazionali sui temi della consulenza patrimoniale.


Il focus della conformità

Il report di Capgemini sottolinea come la conformità normativa continui a essere una priorità assoluta per le società di gestione patrimoniale. Con il crescente controllo istituzionale e l’evoluzione delle normative, le aziende stanno investendo in soluzioni tecnologiche per garantire la conformità con l’antiriciclaggio (AML), la conoscenza del cliente (KYC) e altri requisiti normativi. Gli strumenti di automazione aiutano a semplificare i processi di conformità, a ridurre gli errori manuali e a migliorare la gestione complessiva del rischio.


Francesco Arcelli: l’impatto dell’automazione

“In tema di conformità, il fulcro della questione mi sembra attenere l’antiriciclaggio, che acquisisce sempre maggiore rilevanza negli ultimi 10 anni, in particolare. Non c’è dubbio che, come in tutti i settori della vita, l’automatizzazione digitale di molti processi ha indotto un cambiamento significativo, in questo caso a garanzia del cliente, dato che ogni operazione è monitorata, registrata e passibile di controlli sempre più accurati. Lo spazio che rimane agli operatori ha un peso qualitativo più che quantitativo, quindi, perché riguarda la conoscenza del cliente.”


Il peso dell’evoluzione normativa

Anche gli sviluppi normativi svolgono un ruolo significativo nel plasmare il settore della gestione patrimoniale. L'indagine di PwC evidenzia l'impatto dei cambiamenti normativi, come MiFID II e GDPR, sui modelli operativi delle aziende, sui processi di conformità e sulle relazioni con i clienti. L’indagine sottolinea la necessità che i gestori patrimoniali rimangano al passo con l’evoluzione delle normative e adattino in modo proattivo le proprie strategie per garantire la conformità mantenendo un vantaggio competitivo.


Le difficoltà indotte dai tecnicismi secondo Arcelli

“I filtri della privacy, imposti dal GDPR, coprono in maniera importante il cliente, che tra l’altro deve approvare esplicitamente molti dei passaggi inerenti il servizio che gli viene erogato, e fin qui non ci sono difficoltà particolari. La portata della MiFID II invece è molto più penetrante ed impegnativa. La ratio della legge, certamente apprezzabile e calibrata ad evitare abusi potenziali per il cliente, è quello di esigere che sia garantita la piena comprensione dei prodotti, fondamentale in un mondo complesso come quello della finanza. Se il principio è condivisibile però, l’applicazione richiesta rende tutto assai complesso, e qui gioca un ruolo importantissimo la consulenza. A mio avviso rende bene un paragone con la medicina. Per una prima diagnosi si fa riferimento al medico di base, che non è esperto di ogni campo, e dunque indirizza il paziente allo specialista adatto per approfondire. In campo finanziario la MiFID II fa lo stesso, imponendo agli intermediari usare cautela ed attenzione, di informare puntualmente il cliente tenendo conto delle sue reali esigenze e necessità, per farne realmente gli interessi. Sin qui ancora tutto bene. Il problema esplode quando dal principio si arriva alla pratica, con la lettera della legge, fatta di una serie di vincoli e blocchi tecnici, che quasi impedisce l’erogazione del servizio. Il normatore si è attenuto a criteri formali che costruiscono una vera e propria barriera, richiedendo che il cliente venga informato sui prodotti ad un livello di dettaglio arduo da comprendere anche dagli intermediari, arrivando a toccare dettagli e tecnicismi esasperati. Ad esempio, in tema di sostenibilità, uno degli ambiti ritenuti più rilevanti anche a livello di policy internazionali, la nuova normativa ha creato una specie di Moloch, qualcosa di complicato per gli stessi addetti ai lavori. Per intenderci, quando si va a comprare un elettrodomestico ci si trova un’etichetta che ne descrive le prestazioni, in maniera – ovviamente – sintetica ma rappresentativa. Nel caso della finanza invece gli indicatori che si chiede di comprendere sono oggettivamente inaccessibili a chi non abbia approfondite competenze specifiche.” 


Una tendenza globale

In termini di sviluppi normativi, la ricerca di EY indica che le autorità di regolamentazione di tutto il mondo sono sempre più concentrate sul miglioramento della protezione degli investitori e sulla promozione della trasparenza nel settore della gestione patrimoniale. Il rapporto evidenzia iniziative come la MiFID II in Europa e le riforme dei diritti fiduciari in Nord America come esempi di cambiamenti normativi che avranno un impatto sul modo in cui operano i gestori patrimoniali. EY consiglia alle aziende di adattarsi in modo proattivo a questi cambiamenti normativi per mantenere la conformità e creare fiducia con i clienti.


La visione di Arcelli: adattamento più che proattività

“La proattività è e deve essere sempre una caratteristica degli operatori finanziari, ma in questo caso il panorama è disegnato dalla burocrazia normativa di cui parlavo. La normativa è globale, transnazionale, e dunque calata dall’alto, senza una reale comprensione delle dinamiche pratiche del servizio che viene effettivamente proposto al cliente né delle implicazioni che le scelte fatte hanno sulla qualità della loro soddisfazione. Non c’è quella possibilità di interlocuzione a livello locale, un dialogo che consenta di allineare le reali esigenze del mercato con quelle che sono le sacrosante istanze di tutela del cliente. Una delle questioni principali è il cambiamento continuo della normativa, che rischia di mettere fuori gioco iniziative che si intendano prendere. La cosa più saggia da fare è sapersi adeguare velocemente, mostrare una buona capacità interpretativa dei mutamenti delle regole, per garantirne il rispetto a favore e tutela del cliente. Come diceva Darwin, non è il più intelligente o il più forte, quello che sopravvive, ma appunto quello che si sa adattare meglio: è preferibile essere reattivi piuttosto che proattivi.”