La panoramica 2023
L'economia della Sardegna è cresciuta leggermente nella prima parte del 2023 secondo Banca d'Italia, rallentando rispetto alla dinamica dell'anno precedente. Il prodotto è aumentato di poco meno dell'1% rispetto al periodo corrispondente del 2022, secondo le stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale della Banca d'Italia (ITER). La crescita è stata inferiore alla media italiana.
L'aumento dei consumi delle famiglie ha mostrato un marcato rallentamento in un contesto di elevata inflazione, e anche la dinamica degli investimenti non è andata bene. La normalizzazione della dinamica dei prezzi al consumo, che si sta gradualmente attenuando dopo il picco dei mesi autunnali del 2022, sarà un fattore determinante dell'evoluzione del quadro congiunturale nei prossimi mesi. Le aspettative delle imprese sono caute, mentre la fiducia delle famiglie ha mostrato segnali di miglioramento, pur restando su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi energetica.
Le aziende
Nella prima parte dell'anno tutti i principali comparti del settore produttivo regionale hanno registrato un aumento dell'attività economica. Gli indicatori della produzione e degli ordini dell'industria mostrano una crescita più contenuta rispetto all'anno precedente. L'andamento dei prezzi ha contribuito in parte all'aumento del fatturato nominale per la maggior parte delle imprese.
La spesa per investimenti si è rivelata debole a causa dell'incertezza generale e delle condizioni di finanziamento più restrittive. La produzione nelle costruzioni è diminuita. L'espansione degli investimenti pubblici, associata all'utilizzo dei fondi del PNRR, ha compensato la diminuzione della domanda proveniente dai privati. Anche a causa dell'inflazione sostenuta che ha diminuito la capacità di spesa delle famiglie, il trend nei servizi è rimasto positivo, ma con meno slancio rispetto al recupero del biennio precedente.
La redditività delle aziende sarde si è mantenuta elevata sia nel settore industriale che in quello dei servizi, grazie alla progressiva riduzione dei prezzi energetici e alle difficoltà con l'approvvigionamento dei beni intermedi. Il settore produttivo ha ancora molti fondi disponibili. I prestiti alle imprese hanno rallentato lentamente fino a diminuire a giugno del 2023: la domanda di credito è regredita a causa del peggioramento della situazione economica e dell'aumento dei tassi di interesse, oltre al fatto che le condizioni di offerta degli intermediari sono diventate più rigide. La riduzione dei finanziamenti si è intensificata nei mesi estivi e ha colpito principalmente le imprese manifatturiere.
La forza lavoro e le famiglie
Il numero di lavoratori nella regione è aumentato nel primo semestre dell'anno in corso, ma è stato inferiore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le attivazioni nette di contratti di lavoro alle dipendenze hanno superato le 3.000 unità del 2022. La variazione è stata causata solo dalla componente a tempo determinato, mentre la creazione di posizioni permanenti è stata inferiore all'anno precedente. Le donne hanno visto un aumento del tasso di attività, che nel complesso è rimasto stabile rispetto ai livelli pre-pandemici. In generale il tasso di disoccupazione ha continuato a diminuire.
Dopo il recupero che aveva caratterizzato il periodo successivo alla pandemia, l'espansione dei consumi ha rallentato a causa degli effetti dell'inflazione sul potere d'acquisto. I prestiti alle famiglie, in particolare quelli per i mutui immobiliari, sono diminuiti notevolmente. La dinamica mostra un calo della domanda di credito, principalmente a causa del rialzo dei tassi di interesse, che ha portato gli intermediari an essere più attenti.
L'industria del credito
Nel corso del 2023, i prestiti al settore privato non finanziario hanno iniziato lentamente a diminuire fino a contrarsi significativamente nei mesi estivi. La percentuale di crediti deteriorati è rimasta bassa, mostrando modesti flussi in ingresso. Il tasso di deterioramento nel settore delle costruzioni e della produzione è aumentato, ma si è mantenuto sui livelli contenuti osservati negli ultimi anni. I depositi in conto corrente di imprese e famiglie sono diminuiti, ma i risparmi, che hanno garantito una maggiore remunerazione, sono aumentati. La raccolta diretta delle banche è aumentata a causa della crescente domanda di obbligazioni statali e titoli di Stato.
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